In questa intervista abbiamo avuto il piacere di parlare con Greta Lomaestro, attualmente consulente di digital marketing e comunicazione, con quasi 15 anni di lavoro alle spalle. Nel corso di questi anni, ha svolto questo lavoro in modo molto eterogeneo, infatti, la sua professionalità l’ha portata a operare in alcune delle principali agenzie di digital marketing italiane e successivamente in aziende di vario settore e dimensioni, che vanno dal mondo del food a quello del finance.
Attualmente lavora come consulente freelance, che gli permette di mettere la sua professionalità e lunga esperienza a disposizione dei progetti dei clienti. Tra le diverse attività di cui si occupa c’è la realizzazione di piani editoriali, la scrittura di articoli ottimizzati per blog aziendali, siti web e contenuti per i canali social, soprattutto per le aziende del B2B e i loro profili LinkedIn.
La sua attività lavorativa la vede anche impegnata nella redazione di comunicati stampa, azioni di Digital Marketing e formazione e divulgazione su temi afferenti al digitale come l’AI, la linguistica e la comunicazione efficace, con lezioni presso diversi istituti e realtà formative come l’Università Cattolica e il Politecnico di Torino.
Ora che ve l’abbiamo presentata, non ci resta che scoprire insieme di più su di lei e sulla sua carriera.
1.Potresti parlare un po’ della storia della tua attività e del suo focus principale? Come sei arrivata ad essere una libera professionista e quali sfide hai affrontato nel corso degli anni?
«Dopo quasi 15 anni trascorsi ad occuparmi di digital marketing e comunicazione all’interno di alcune delle principali agenzie italiane e dopo esperienze in grandi aziende trasversali per settore – dal food al tech fino alla finanza – ho deciso di cambiare prospettiva e diventare freelance. Una decisione che stavo maturando da molto tempo e che quest’anno, complici una serie di fattori stratificati – non ultimo il calendario personale che è arrivato a quota 40 anni – si è concretizzata, a partire da giugno.
I miei primi anni di lavoro sono stati di reale gavetta, per imparare da zero un mestiere grazie all’affiancamento con professionisti di lunga data della comunicazione e del digital, soprattutto nelle agenzie: lavorare in agenzia è un grande “battesimo del fuoco”, perché devi gestire tanti progetti diversi, tanti clienti con attività differenti all’attivo, quindi ti costringe a diventare metodico e organizzato.
L’esperienza in azienda, poi, mi ha permesso di scendere più nel dettaglio, di familiarizzare con dinamiche aziendali, gerarchie, processi complessi e maggiori responsabilità.
Oggi, nella mia nuova veste di consulente, mi sento le spalle abbastanza grosse proprio grazie al know-how accumulato e alle tante persone meravigliose che ho conosciuto lungo il cammino, molte delle quali mi stanno ricontattando per riprendere a lavorare insieme. Le sfide sono parecchie, legate all’organizzazione del lavoro, alla capacità di ascoltare e comprendere le reali esigenze di ogni cliente, diversissime tra loro, e alla gestione burocratica del tutto, forse la componente meno “nelle mie corde” dell’attività ma… già in questi primi mesi sto imparando molto».
«I miei obiettivi, nel fare questa scelta della libera professione, sono sostanzialmente due: da un lato, la voglia di lavorare a modo mio, con il mio stile e il mio “tocco” personale, per essere utile ai miei clienti su quelle attività – come i contenuti per blog e siti web, i piani editoriali per pagine LinkedIn, le Digital PR e la formazione – su cui posso dare maggiore valore aggiunto; dall’altro, la volontà di vivere la mia vita a modo mio, lavorando da ovunque senza alcuna gabbia di spazio-tempo. Per raggiungerli entrambi, penso che l’unica vera cifra sia l’impegno: lavoro molto più di prima, ad essere sincera, ma in modo differente, più efficiente e più libero».
«Nel digital le sfide non mancano. Penso che le principali siano due e che costituiscano reciprocamente la proverbiale “altra faccia della medaglia”. Da un lato, c’è la necessità di tenersi al passo e conoscere i nuovi strumenti, ad esempio, oggi, tutti i tool legati all’AI generativa. Dall’altro, però, c’è la capacità di dirimere tra utile e non utile, in modo personalizzato per ciascun cliente, senza per forza innamorarsi dell’ultima piattaforma e proporla a tutti indiscriminatamente. La personalizzazione della strategia, del tono di voce sui Social, dello stile di scrittura sui blog aziendali, è cruciale per portare davvero del valore ad ogni progetto».
«Dal punto di vista professionale, trovo che partecipare agli eventi di settore sia utile, oltre che piacevole: serve a captare nuovi trend o strumenti utili, a produrre nuove idee e a fare networking, che è sempre fondamentale nel nostro ambito. Nella vita personale, oltre a leggere – confesso di non amare i libri di marketing come lettura, se posso scegliere, sebbene ne abbia scritto uno, “Strategia digitale per le PMI”, edito da Maggioli – romanzi e saggi, ultimamente una grande fonte di ispirazione sono diventati i podcast: sulla natura, l’astronomia, le neuroscienze, il cinema, la storia, l’antropologia, ci sono moltissimi temi che sembrano lontani dal mio lavoro ma, in realtà, fanno accendere lampadine utilissime».
«Non amo la mera teoria, la strategia altissima e fine a se stessa, che rischia di diventare ricorsiva: sono una persona pratica, che agisce sulla base del principio test & learn. Partire da un’analisi strategica e poi iniziare a portare avanti l’operatività, da valutare e ottimizzare in corsa, così che diventi sempre più efficace. Quindi, penso di poter riassumere questo approccio con il motto “L’ottimo è nemico del buono”, dove l’ottimo è l’immobilismo dato dalla volontà di agire solo quando la strategia messa giù sulla carta sembra perfetta, mentre il buono è quanto di utile si può ricavare dai dati empirici su un’attività concreta».