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Il nuovo comma del Jobs Act: licenziamenti più facili o rischio di abusi?

Il nuovo comma del Jobs Act: licenziamenti più facili o rischio di abusi?
  • PublishedOttobre 5, 2024

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Il disegno di legge 1532-bis, recentemente approvato, introduce una modifica all’articolo 26 del Jobs Act (d.lgs. 151/2015), che regola i criteri per il licenziamento dei dipendenti. Con l’inserimento dell’articolo 19 del ddl 1532-bis, la nuova norma ha scatenato reazioni contrastanti sia tra gli imprenditori che tra i lavoratori. Da un lato, si accoglie con favore la possibilità di semplificare i licenziamenti per le aziende, mentre dall’altro si teme che possa aumentare l’instabilità lavorativa e portare ad abusi.

Al centro del dibattito, si trova un equilibrio delicato tra flessibilità gestionale e tutele lavorative: la vera questione è se la nuova norma rappresenti un passo in avanti per il mercato del lavoro italiano o se possa mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori.

La nuova norma: cosa prevede?

La novità principale della norma è l’introduzione di criteri più specifici per facilitare il licenziamento dei dipendenti, Il comma introdotto, prevede che l’assenza ingiustificata del lavoratore per oltre 15 giorni comporta la risoluzione del rapporto di lavoro

In questo caso, il lavoratore viene considerato dimissionario, e non licenziato, perdendo così il diritto alla NASPI e a tutte le altre tutele previste in caso di licenziamento. Tuttavia, questa disposizione non si applica se il lavoratore è in grado di dimostrare che l’assenza prolungata è stata dovuta a cause di forza maggiore. Un fatto imputabile al datore di lavoro, che ha impedito di comunicare i motivi dell’assenza in particolare in situazioni di inefficienza, cattiva condotta o atteggiamenti che ostacolano il buon funzionamento dell’azienda. 

Il disegno di legge sembra porsi come obiettivo quello di semplificare le procedure per i datori di lavoro, che finora hanno incontrato difficoltà legate a un sistema burocratico rigido e macchinoso.

Oltre alla flessibilità gestionale, la norma intende anche affrontare un problema rilevante: l’abuso della NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è stata introdotta in Italia con il decreto legislativo n. 22/2015, il sussidio di disoccupazione per i lavoratori licenziati involontariamente. 

La NASPI, creata per sostenere chi perde il lavoro senza colpa, è stata  distorta da parte di alcuni dipendenti, che si impegnano attivamente per “farsi licenziare” e accedere al sussidio, anziché dimettersi volontariamente.

La norma sembra quindi di bilanciare due obiettivi: da un lato, offrire agli imprenditori un maggiore margine di manovra per licenziare dipendenti non produttivi o scorretti, dall’altro evitare che il sistema NASPI venga sfruttato in modo inappropriato.

Gli imprenditori: vantaggi o rischio di abusi?

Per gli imprenditori, la nuova norma rappresenta una svolta significativa. La gestione dei licenziamenti in Italia è sempre stata considerata complessa e dispendiosa, soprattutto per le piccole e medie imprese. I vincoli introdotti dal Jobs Act hanno reso più difficile e costoso rimuovere dipendenti che non portano valore all’azienda o che ne compromettono l’efficienza.

Con questa riforma, i datori di lavoro potrebbero contare su criteri più chiari e procedure meno onerose per licenziare quei dipendenti che non soddisfano determinati standard di produttività o che adottano atteggiamenti dannosi per l’organizzazione. Questo consente una gestione più snella del personale e una maggiore reattività da parte delle aziende.

Tuttavia, vi sono anche preoccupazioni. Alcuni temono che la maggiore flessibilità concessa dalla norma possa favorire abusi da parte degli imprenditori, che potrebbero ricorrere al licenziamento in modo più facile, anche in situazioni dove non vi sono reali motivi di insoddisfazione lavorativa. 

In particolare, c’è il timore che questa libertà possa essere sfruttata in periodi di crisi economica, quando le aziende potrebbero utilizzare i nuovi criteri per ridurre rapidamente il personale, piuttosto che investire in soluzioni, come la formazione e il miglioramento delle condizioni di lavoro.

I lavoratori: abuso della NASPI e comportamenti scorretti

Dal lato dei lavoratori, la norma pone l’accento su un fenomeno sempre più diffuso: l’abuso della NASPI. Alcuni dipendenti, infatti, cercano di sfruttare il sistema di welfare evitando le dimissioni e provocando deliberatamente il licenziamento, per ottenere il sussidio di disoccupazione.

Tali atteggiamenti si manifestano spesso con un calo intenzionale della produttività, l’assenteismo reiterato o comportamenti provocatori verso i datori di lavoro, nella speranza di essere licenziati. La NASPI, però, è stata progettata per aiutare chi perde il lavoro involontariamente, e non chi sceglie di smettere di lavorare o agisce con l’intento di ottenere il sussidio in maniera non legittima.

La nuova norma introduce criteri più rigorosi per permettere ai datori di lavoro di difendersi da questi comportamenti scorretti e mantenere un rapporto di lavoro sano ed efficiente. 

Tuttavia, anche qui, si sollevano preoccupazioni: il rafforzamento dei criteri per il licenziamento potrebbe penalizzare ingiustamente lavoratori che, pur non avendo alcun comportamento scorretto, potrebbero essere coinvolti in ristrutturazioni aziendali o riduzioni di personale.

Il dilemma etico: bilanciare flessibilità e tutela

Al centro di questa riforma vi è una questione etica delicata. Da un lato, è giusto che gli imprenditori abbiano la possibilità di gestire in modo più dinamico il proprio personale e di poter licenziare i dipendenti che non contribuiscono adeguatamente agli obiettivi aziendali. Dall’altro, però, bisogna garantire che i diritti dei lavoratori non vengano indeboliti, e che il licenziamento non diventi uno strumento di controllo o di intimidazione.

Il fenomeno dell’abuso della NASPI pone inoltre un dilemma morale sui dipendenti che sfruttano il sistema a proprio vantaggio. Se la NASPI viene usata impropriamente, si rischia di compromettere l’equilibrio del sistema di welfare, gravando sulle risorse pubbliche e minando la fiducia tra datore di lavoro e dipendente.

Le prospettive future

La nuova norma apre la strada a un cambiamento significativo nel mondo del lavoro italiano. Gli imprenditori, con maggiore flessibilità, potrebbero trovare soluzioni più rapide ed efficienti nella gestione del personale, ma sarà fondamentale che queste nuove regole non portino a licenziamenti indiscriminati o a un incremento della precarietà.

Al tempo stesso, sarà necessario monitorare attentamente l’applicazione della norma per prevenire abusi da parte dei lavoratori che cercano di sfruttare la NASPI. Se applicata correttamente, la riforma potrebbe portare a un mercato del lavoro più equilibrato e dinamico, ma senza compromettere la stabilità e la protezione sociale dei lavoratori.

Il nuovo comma dell’articolo 26 del Jobs Act rappresenta un tentativo di modernizzare il sistema, introducendo una maggiore flessibilità per le imprese e prevenendo l’abuso degli ammortizzatori sociali. Tuttavia, solo il tempo e la pratica diranno se questa riforma riuscirà a raggiungere il delicato equilibrio tra flessibilità gestionale e protezione dei diritti lavorativi.

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