PMI Italiane poco produttive e scalabili, secondo il report di McKinsey Global
Le piccole e medie imprese (PMI) italiane rappresentano un pilastro fondamentale dell’economia nazionale, contribuendo in misura significativa al PIL e all’occupazione del Paese. Tuttavia, un recente report del McKinsey Global Institute mette in luce un aspetto critico: il gap di produttività e la scarsa scalabilità di queste aziende rispetto alle controparti internazionali.
Il contributo economico delle PMI Italiane
In Italia, le PMI sono responsabili del 63% del valore aggiunto totale e del 76% dell’occupazione, percentuali significativamente superiori alla media delle economie avanzate, dove i contributi medi si attestano rispettivamente al 54% e al 66%. Questo indica un ruolo preponderante delle PMI nel tessuto economico italiano, superiore a quello osservato in altri paesi avanzati.
Il problema della produttività
Nonostante il loro peso economico, le PMI italiane presentano un livello di produttività inferiore rispetto alle grandi imprese. Secondo il report, la produttività delle PMI italiane è solo il 55% di quella delle grandi aziende, contro una media del 60% nei paesi avanzati, con il Regno Unito che guida con un 84%. Questo gap rappresenta una sfida cruciale per l’economia italiana, poiché limita il potenziale di crescita complessiva del Paese.
Le cause della scarsa scalabilità
Una delle principali difficoltà riscontrate dalle PMI italiane è la loro ridotta propensione alla scalabilità. Nel periodo successivo al 2000, solo il 5% delle PMI italiane è riuscito a diventare un’azienda quotata ad alta capitalizzazione, una percentuale molto inferiore rispetto ad altri Paesi come l’Australia (44%) e Israele (42%).
I fattori chiave: tecnologia, talenti e capitale
Secondo Marco Piccitto, managing partner di McKinsey per il Mediterraneo, tre fattori principali influenzano negativamente la produttività e la scalabilità delle PMI italiane: la tecnologia, i talenti e il capitale.
Le PMI italiane mostrano una minore propensione a investire in tecnologia avanzata, un settore che offre ampie opportunità di crescita. Inoltre, la mancanza di competenze specializzate e la difficoltà ad attrarre talenti qualificati rappresentano un ostacolo significativo.
Infine, un mercato dei capitali poco sviluppato limita l’accesso delle PMI a risorse finanziarie, incubatori e acceleratori necessari per crescere e innovare.
Il report di McKinsey evidenzia un potenziale inespresso considerevole. Se le PMI italiane riuscissero a raggiungere i livelli di produttività dei leader internazionali nei rispettivi settori, il PIL italiano potrebbe aumentare del 6,4%, posizionando l’Italia al secondo posto tra le economie avanzate, subito dietro al Giappone.
Alcuni settori, come il manifatturiero, l’abbigliamento e l’alimentare, offrono le maggiori opportunità per le PMI italiane. Le alleanze strategiche tra piccole e grandi imprese possono giocare un ruolo cruciale nel migliorare la produttività e liberare il potenziale inespresso di queste aziende.
Affrontare le sfide legate alla produttività e alla scalabilità richiede investimenti in tecnologia, competenze e capitale. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale delle PMI, contribuendo in modo significativo alla crescita economica del paese.