Il 2024 si prospetta come un anno cruciale nell’ambito dell’intelligenza artificiale, dell’apprendimento automatico e dell’ambiente, la società e la governance (ESG), con implicazioni significative per le aziende e i mercati. Ma un interrogativo rimane attuale e controverso: i nostri smartphone ci stanno ascoltando segretamente per personalizzare la pubblicità?
Cox Media Group: uso della tecnologia dell’ascolto attivo per monitorare le conversazioni
Un recente sviluppo nel settore del marketing digitale ha riacceso questa discussione. Cox Media Group (CMG), un’importante azienda nel campo del marketing, ha confermato l’uso della tecnologia di “ascolto attivo” per monitorare le conversazioni degli utenti e generare annunci pubblicitari su misura. Questa ammissione apre nuove prospettive sulle questioni di privacy e sull’uso dei dati personali.
Per lungo tempo, l’idea che gli smartphone registrassero segretamente le nostre conversazioni è stata considerata una leggenda metropolitana. Ad esempio, una ricerca del 2018 condotta dalla Northeastern University non riuscì a trovare prove che le app attivassero clandestinamente i microfoni degli smartphone. Tuttavia, le recenti rivelazioni di CMG suggeriscono un quadro diverso.
Anche l’AI permette di indirizzare la giusta pubblicità al pubblico di riferimento
La controversia è emersa quando la piattaforma di CMG Local Solutions promuoveva il servizio “Active Listening”, vantandosi di poter catturare “conversazioni significative” attraverso vari dispositivi, incluso l’uso dell’IA per indirizzare la pubblicità.
Sebbene CMG abbia in seguito precisato che i suoi metodi non includono l’ascolto diretto delle conversazioni, ma piuttosto l’utilizzo di dati aggregati da terze parti, permangono dubbi sull’eticità e legalità di tali pratiche.
La risposta da parte delle big tech
Giganti tecnologici come Google, Amazon e Apple hanno rapidamente risposto. Google ha assicurato che da Android 11 in poi, le app non possono accedere a microfono e fotocamera in background senza il consenso esplicito degli utenti.
Amazon ha riferito che i dispositivi Echo non condividono registrazioni vocali con terzi, e Apple ha ribadito che nessuna app può accedere a microfono o fotocamera su iPhone o iPad senza l’approvazione dell’utente, aggiungendo che i dati di Siri non sono utilizzati per scopi di marketing.
La situazione rimane complessa e multiforme. Nonostante non ci siano indicazioni di altre aziende che utilizzino metodi simili a quelli di CMG per vendere pubblicità profilata, la questione della privacy e della sorveglianza tecnologica rimane un argomento di vitale importanza e dibattito.
Come possiamo navigare in questa era digitale salvaguardando la nostra privacy? Questa domanda continua a stimolare riflessioni e discussioni nel contesto di un mondo sempre più connesso.