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Indagine Antitrust dell’UE: Google accusato di comportamenti anti-concorrenziali nel settore della pubblicità online

Indagine Antitrust dell’UE: Google accusato di comportamenti anti-concorrenziali nel settore della pubblicità online
  • PublishedGiugno 15, 2023

Margrethe Vestager, ha reso note quali sono le preoccupazioni della Commissione dell’Unione Europea per quanto riguarda l’azienda Google e più nello specifico la pubblicità online. Secondo quanto sottolineato dalla Commissione dell’UE, attualmente la posizione nel settore pubblicitario di Google sarebbe dominante.

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In questa situazione, dunque, Google avrebbe sfruttato a proprio vantaggio il suo dominio sul settore, creando un sistema che induce a uno svantaggio alla concorrenza del settore e che di conseguenza porterebbe ad aumentare i costi per gli inserzionisti.

Se l’esito finale dell’inchiesta condotta da parte dell’Unione Europea su Google ed eventuali misure correttive adottate in futuro, potrebbero avere un impatto significativo nel campo della pubblicità online.

Una decisione conclusiva contro l’attuale posizione sul mercato di Google, andrebbe a influenzare negativamente anche tutte quelle aziende che operano oggi nel settore dell’advertising, ma anche tutti quegli attori che operano nel settore della pubblicità online in generale. 

L’indagine sulla posizione dominante nella pubblicità online di Google

L’indagine preliminare, che è stata avviata nel 2021, ha portato ad una conclusione preliminare ossia quella di andare a identificare il sistema di advertising di Google in una posizione di violazione delle attuali regole e leggi che fanno parte del sistema antitrust dell’Unione Europea.

Questa violazione potrebbe indurre ad una distorsione all’interno della giusta concorrenza nel campo della pubblicità online, e farebbe sì che Google ottenga un favoreggiamento che va a discapito dei concorrenti, dei vari inserzionisti e degli editori online. Queste conclusioni preliminari attualmente non hanno prodotto alcuna sentenza definitiva.

Quindi le conclusioni non saranno pregiudicanti, in quanto l’esito finale che verrà apportato dall’inchiesta, rappresenta un passo significativo nel processo investigativo. La Commissione europea ha specificato che se a queste accuse avranno seguito delle conferme allora si andrà a generare una violazione dell’articolo 102 che fa parte del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e che proibisce qualunque tipologia di posizione dominante sul mercato.

Di conseguenza, Bruxelles ha ordinato a Google di procedere ad una “cessione obbligatoria” di una parte dei suoi servizi di pubblicità online al fine di riuscire a porre fine a quei problemi in termini concorrenziali che sono stati evidenziali.

La risposta di Google all’Unione Europea

Le affermazioni di Vestager sono state fatte in seguito all’invio di una lettera di obiezioni a Google, informando l’azienda che le pratiche di posizione dominante sospettate, si configurerebbero come illegali ai sensi delle attuali regole vigenti sulla concorrenza dell’UE.

Non si è fatta così attendere la risposta da parte di Google. Dan Taylor che opera come vicepresidente nel campi dei servizi pubblicitari a livello globale, ha dichiarato che l’azienda non è d’accordo con quanto è stato illustrato da parte della Commissione europea.

Taylor inoltre, ha sottolineato che gli strumenti del sistema tecnologico pubblicitario di Google sono attualmente essenziali per riuscire a garantire anche i finanziamenti necessari ai contenuti delle applicazioni e dei siti web  e anche per poter consentire alle aziende il raggiungimento efficace di nuovi clienti potenziali.

In particolare, Bruxelles nell’indagine avrebbe voluto contestare a Google un sistema di favoreggiamento inerente principalmente ai servizi di display, ossia a tutte quelle inserzioni all’interno dei banner e video, che essendo in posizione dominante andrebbero a discapito dell’eventuale attività pubblicitaria della concorrenza.

Le accuse sono state di particolare rilievo per Google, questo perché è proprio l’advertising a rappresentare una delle primarie fonti di entrate dell’azienda, o meglio il 79% del fatturato dell’azienda.

Adesso, bisogna attendere la risposta di Google sulla concessione di una parte dei servizi pubblicitari a terzi.

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