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Quanto costa vivere in affitto nel nostro Paese

Quanto costa vivere in affitto nel nostro Paese
  • PublishedLuglio 20, 2023

Vivere in affitto in Italia potrebbe essere non troppo conveniente, almeno in riferimento ai dati che riguardano il mercato in alcune città. Gli italiani non sembrano essere propensi a vivere in affitto, ma a volte questa rappresenta la soluzione migliore, anche per una facilitata praticità.

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Per esempio lo scorso anno il 66,9% delle locazioni è stato compiuto proprio come scelta abitativa dettata da queste esigenze. Poi più del 25% degli affitti è andato a coloro che lavorano in trasferta e una fetta consistente è rappresentata anche dagli studenti universitari che studiano fuori sede. Rispetto al 2021 è comunque aumentata la quantità dei contratti di affitti per i lavoratori, passando dal 23% al 25,4%. Molte famiglie, coppie o single scelgono comunque l’affitto come soluzione abitativa.

Quali sono le città in cui si affitta di più

Ma in tutto questo quadro generale così complesso in cui spesso l’affitto rappresenta soltanto una scelta di praticità, bisogna considerare vari fattori. Infatti non è detto che tutte le famiglie abbiano a disposizione il denaro corrente per acquistare un immobile di proprietà.

In questo senso ci si riferisce più alle giovani coppie o ai single che non hanno una stabilità a livello lavorativo. Spesso non ci sono i requisiti essenziali per accedere ad un finanziamento come il mutuo, nemmeno per l’acquisto della prima casa.

Le città in cui si affitta di più in Italia sono Bologna, Firenze, Milano e Verona. Per quanto riguarda, invece, l’affitto agli studenti universitari, troviamo al primo posto sempre Bologna, passando poi, rispettivamente al secondo e al terzo posto con percentuali leggermente più basse, a Torino e a Milano.

L’affitto come scelta abitativa sembrerebbe essere più attivo a Napoli con più dell’80%, a Palermo e poi a Bari.

La tipologia dei contratti sottoscritti

C’è anche la tipologia dei contratti sottoscritti che cambia nel corso del tempo. Per esempio le ultime indagini degli esperti mettono in evidenza che sono scese le tipologie di contratti a canone libero dal 2019 al 2022.

C’è stato, invece, un aumento per i contratti a canone concordato e per quelli a carattere transitorio. Sembra che ci sia la volontà di contratti più flessibili, più brevi e meno pesanti dal punto di vista delle tasse.

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