Riprogrammazione del Pnrr: la sfida tra fondi europei e le necessità dell’Italia
Riprogrammare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sfruttando i fondi europei sembra una strada sempre più stretta. A rivelarlo è una recente indagine condotta dalla Svimez, l’associazione specializzata nello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia.
Secondo la ricerca, appena oltre 8 miliardi di euro potrebbero essere recuperati dai fondi strutturali europei per sostenere gli interventi del Pnrr con problemi di attuazione.
Quest’estate, il ministro per gli Affari UE, Raffaele Fitto, aveva proposto una revisione che escludeva 15,9 miliardi di euro dal Pnrr, di cui circa 13 miliardi sarebbero stati destinati ai Comuni.
L’idea era quella di reperire fondi alternativi, in particolare da quelli non soggetti al termine del 2026 previsto per il Recovery Plan.
Le analisi della Svimez sul PNRR
Ma è realmente fattibile? La Svimez ha analizzato minuziosamente i regolamenti dell’UE sull’utilizzo dei fondi Fesr e Fse-plus e ha riscontrato alcune difficoltà. Di questi fondi, solo 8,2 miliardi, di cui 4,1 miliardi per il Sud, potrebbero essere utilizzati senza complesse trattative con la Commissione UE.
Il calcolo ha preso in considerazione gli 83 interventi più problematici del Pnrr e solo 29 di essi sono risultati compatibili con i regolamenti dei fondi europei per la coesione. Ciò equivale a un totale di 8,2 miliardi di euro.
Tuttavia, c’è un altro possibile livello di finanziamento, legato a 17 interventi del valore di 22,3 miliardi, ma queste risorse richiederebbero un intervento più approfondito. Questo includerebbe modificare programmi regionali e, in alcuni casi, notificare nuovamente i programmi alla Commissione UE.
Va anche sottolineato che il Fondo sviluppo e coesione, pur essendo uno strumento nazionale, presenta anch’esso delle sfide. La Svimez ha evidenziato le difficoltà inerenti alla distribuzione territoriale, con l’80% assegnato al Mezzogiorno e il restante 20% al Centro-Nord.
In sintesi, mentre la riprogrammazione del Pnrr attraverso i fondi europei sembra una via possibile, le complessità burocratiche e le limitate risorse disponibili rendono questo percorso una vera e propria sfida.
La necessità di una stretta collaborazione tra Roma e Bruxelles è fondamentale per garantire che l’Italia possa sfruttare al meglio le risorse disponibili e realizzare i suoi ambiziosi obiettivi di ripresa.