Saldi estivi: i negozianti milanesi preoccupati per il crollo delle vendite
I saldi estivi di quest’anno destano preoccupazione. I saldi del 2023 che riguardano solitamente il periodo estivo infatti non sembrano affatto essere partiti bene. In particolare sono preoccupati i negozianti di Milano, perché, a giudicare da quello che è successo nei primi giorni, la stagione dei saldi potrebbe essere davvero molto complicata e scarsa in termini di guadagni.
Proprio nel capoluogo lombardo, luogo per eccellenza degli acquisti, un dato sopraggiunge all’occhio in maniera evidente: nel primo giorno dei saldi estivi 2023 si è registrato un -70%, se paragonate le vendite rispetto al primo giorno dei saldi estivi del 2022. È questo il quadro che esce fuori dalla situazione “fotografata” dalla Confcommercio.
Perché c’è stato il crollo dei saldi estivi
Sono vari i fattori che gli esperti hanno individuato sul crollo del primo giorno dei saldi estivi del 2023. Alcuni sono fattori esterni che hanno inciso negativamente. Per esempio giovedì mattina è stata una giornata di maltempo, che ha fatto scendere anche piogge intense.
Coloro che si dedicano allo shopping potrebbero essere stati scoraggiati anche a fare un giro per i negozi cercando le occasioni migliori. Si deve ricordare anche che di solito i saldi estivi iniziano nella giornata di sabato. Per esempio nel 2022 sono cominciati sabato 2 luglio. Anche questa è una scelta molto importante, perché di sabato ci sono più persone che non lavorano e quindi hanno più tempo per fare il giro dei negozi.
Il giovedì certo non ha agevolato, perché al limite si poteva contare soltanto su un pubblico di turisti, di pensionati o di coloro che lavorano part time. Poi c’è da dire anche che i grandi gruppi commerciali avevano già iniziato da tempo le promozioni. Per questo gli esperti fanno notare che bisognerebbe pensare, almeno per il prossimo anno, ad anticipare i saldi estivi, attestandosi sull’ultima settimana di giugno.
Quanto incide l’inflazione sul crollo dei saldi
Sicuramente però c’è un altro fattore, più “interno”, che bisogna considerare e che sta incidendo negativamente sul potere di acquisto dei consumatori. Si tratta dell’inflazione, aumento dei prezzi in seguito al quale i nostri connazionali preferiscono direzionare il flusso di acquisti verso generi di prima necessità.